È passato più di un anno dalla guerra in Ucraina. Non so quanti anni ormai da quella in Siria, nello Yemen, nel Tigray, in Mozambico, nel Mali, in Congo...
La guerra è sempre negativa ed è sempre una sconfitta per tutti, anche per i vincitori.
Abbiamo la memoria corta, viviamo di emozioni, che purtroppo passano e cambiano in fretta. Nelle pagine dei giornali non si parla più delle vittime del terremoto in Siria-Turchia, dei morti nel Mediterraneo, e di tutte le altre tragedie che si stanno consumando in ogni parte del mondo.
In Ucraina ci sono interessi politici grossi e per questo continuiamo a parlarne in ogni pagina e su ogni canale televisivo. È bene che se ne parli, se questo porta a creare una coscienza civile di rifiuto della guerra, è male parlarne se ci viene chiesto di sostenere questa guerra ad ogni costo. Perché il vero costo lo stanno pagando i soldati, di entrambe le fazioni. Alla regia di questo conflitto, la riaccesa guerra fredda tra Russia e USA. Questa non è una guerra tra due popoli, ma tra due schieramenti di forza. Fornire armi e lasciar morire lentamente i soldati ucraini è un lavarsene le mani, pensando che abbiamo fatto abbastanza. Tutti gli Stati che stanno fornendo armi sono coinvolti nella guerra, è da ipocriti pensare che sia solo una guerra tra due Stati.
Ma la guerra - ogni guerra - non è la soluzione. Non porta ad una crescita della civiltà, delle culture, delle coscienze.
Alla fine, ci saranno rovine materiali, culturali e spirituali. Nessuna persona è capace di mediazioni. Nessuno ha autorità né autorevolezza per far riconciliare le parti.
Dunque, quando finiranno questi conflitti? E noi cosa possiamo fare? Sono queste le domande di base...
Abbiamo bisogno di riconciliarci con noi stessi, con quella parte di noi assetata di potere, sulle cose e sulle persone. Ricordo che nella prima lectio divina che abbiamo proposto nella MCLI di Berna in tempo di Quaresima insieme a Rosalita Giorgetti, mediatrice d’arte, abbiamo commentato a due voci il brano biblico di domenica prossima: le tentazioni di Gesù. Nella città degli uomini, nella vita politica, culturale e sociale, la tentazione del potere, del possedere, dell’opprimere sono sempre presenti. Servono ambasciatori di pace - ci spiegava Rosalita - come quelli presenti nell’affresco del Botticelli, esposto nella Cappella Sistina.
Ambasciatori di pace nella città degli uomini che vincano le tre grandi tentazioni che fanno da cornice al dipinto e alla nostra vita.
Noi ci proviamo prendendoci cura dell’anima, del cuore e della mente.
P. Antonio Grasso
Scrivo a te, soldato semplice
Oggi scrivo a te, soldato semplice, che da un anno esatto combatti in guerra per liberare il tuo popolo dalle ingiustizie.
Ma perché?
Perché combatti veramente?
Per ubbidire al tuo capo? Per eseguire gli ordini che vengono dall’alto?
Perché pensi di riuscire a liberare il tuo popolo?
Ti sei mai chiesto quale popolo, se il popolo non c’è più?
Combatti per liberare la tua terra?
Ma quale terra, che non è rimasto che un cumulo di macerie?
Non ti sei accorto che in piedi non è rimasto più nulla?
Ti sei mai chiesto chi ricostruirà le città, se ormai sono morti tutti?
Quale futuro ci sarà per la tua terra, se coloro che danno un futuro – i bambini – sono stati ammazzati anche loro?
Perché continui a combattere questa guerra?
Perché ti pagano?
Perché a capo del tuo popolo qualcuno vuole vincere a tutti i costi?
Perché è sicuro delle sue convinzioni?
Perché non vuole perdere la faccia?
Perché non vuole mettere da parte il suo orgoglio?
Non si accorge che non ci potranno mai essere dei vincitori, ma solo dei perdenti?
I cimiteri saranno pieni di donne, uomini e bambini innocenti!
I sopravvissuti a questa guerra ormai vivranno nella miseria.
Mentre loro, ai vertici, crederanno di avere vinto.
Ma vinto cosa?
Questa guerra inutile?
Questa catastrofe innaturale, provocata da mano umana?
Non ci bastano le catastrofi naturali, che colpiscono questo mondo?
Soldato mio, che tu sia russo o ucraino, sei proprio sicuro, tu, di volerlo questo disastro?
Se loro ai vertici non hanno voglia di trovare un accordo, perché non parli tu con il soldato che hai di fronte?
Voi due, soldato ucraino e soldato russo, forse siete fratelli!
Volete entrambi la pace per il vostro popolo!
Perché non vi accordate tra di voi?
Perché non deponete le armi e vi rifiutate di proseguire questa guerra e questo disastro inutile?
Lo so, per me è facile parlare, io che ho un tetto sopra la testa, un caldo focolare e la pace intorno a me.
Ma tu pensaci: se la pace non arriva dall’alto – perché non dovrebbe arrivare dal basso?
Se tutti i battaglioni di militari si fossero stufati di questa guerra e volessero la pace?
Ci hai mai pensato?
LPP
Articolo pubblicato sul mensile insieme di maggio-giugno 2023.