2023 56 migrantiambientaliI cambiamenti climatici e i disastri naturali nel mondo spingono sempre più uomini e donne a spostarsi lontano dalle terre di origine, diventando così “migranti ambientali”. La legislazione internazionale riguardo a questi migranti è tuttavia ancora confusa, e la loro protezione difficoltosa. Una recente conferenza alla MCLI di Berna ha illustrato interessanti aspetti di questo problema.

Secondo le stime del Centro di Monitoraggio delle Migrazioni Interne di Ginevra, nel 2021 a livello mondiale ci sono stati 38 milioni di spostamenti di persone all’interno delle nazioni. Più della metà, ca. 23 milioni, sono avvenuti a seguito di cause ambientali – inondazioni, cicloni, desertificazione, terremoti, etc. Questi grandi numeri ci impongono di approfondire il tema e seguire la sorte dei migranti climatici, in particolare di quelli che approdano in Europa. Il Gruppo Volontari per i Rifugiati della MCLI di Brna ha proposto già due incontri a riguardo, sulle cause della partenza e sul viaggio lungo le rotte mediterranee. Venerdì 3 marzo 2023, nella sala teatro della Missione, si è svolto il terzo ed ultimo appuntamento di questa serie, riguardante l’aspetto dell’accoglienza. La conferenza, intitolata “Riconoscimento e protezione dei migranti ambientali - Una sfida per l'Europa”, è stata tenuta dalla professoressa e giurista Elisa Fornalé del World Trade Institute dell’Università di Berna. Elisa ha fornito dapprima esempi di regioni interessate dalla migrazione climatica interna, come il Bangladesh, il Kenya e gli atolli di Kiribati. Queste piccole isole dell’oceano Pacifico rischiano di scomparire per via dell’innalzamento del livello del mare, un fenomeno ormai molto difficile da frenare e potenzialmente causa di migrazioni “bibliche”: il segretario dell’ONU ha recentemente annunciato che circa 900 milioni di persone che vivono in zone poco elevate saranno a rischio migrazione in un prossimo futuro!

Questa dura realtà si accompagna purtroppo a quella altrettanto difficile del riconoscimento giuridico del migrante climatico. Già nel 1985 un ricercatore di nome El Hinnawi aveva accennato una prima definizione. I successivi sforzi a livello internazionale non hanno però ancora portato alla formulazione di testi normativi che garantiscono protezione ai migranti climatici. Secondo la Convenzione per i Rifugiati di Ginevra del 1951, tuttora in vigore, è riconosciuto come rifugiato un individuo che abbia fondato timore di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità o appartenenza a un determinato gruppo sociale o politico. Il problema principale è che allo stato attuale non è possibile modificare questa convenzione per allargarla alle motivazioni ambientali. L'assenza di una definizione giuridicamente vincolante di "rifugiati climatici" non preclude però la possibilità di attuare politiche specifiche per proteggere le persone costrette a spostarsi a causa del cambiamento climatico. Diverse iniziative internazionali puntano a un approccio globale, come l’iniziativa Nansen (guidata da Svizzera e Norvegia), la UNFCCC Task Force on Displacement e il Global Compact for Migration. Alcuni gruppi di Stati hanno dato vita ad accordi basati sulle situazioni locali, come l’IGAD Free Movement Protocol (Africa). Singole nazioni hanno applicato in passato politiche di asilo ad hoc, come il Brasile (agli sfollati del terremoto  di Haiti, 2010), la Danimarca (a sfollati afghani a causa della desertificazione, 2001) e gli Stati Uniti (a sfollati di varie catastrofi di Haiti, Honduras, Nepal, El Salvador). Anche l’Italia fa la sua parte: l’articolo 5, comma 6 del testo unico sull’immigrazione antecedente alla riforma del 2018/2020 era stato invocato per fornire una protezione umanitaria in connessione con fenomeni ambientali (ora è stato introdotto il cosiddetto permesso di calamità, ex art. 20 bis). Nonostante tale ultimo permesso sia stato finora raramente applicato, rappresenta un’importante base legale. Inoltre, esistono reti di comuni italiani che si sono mobilitati per far approvare un nuovo testo normativo per il riconoscimento dei rifugiati ambientali – un’azione partita dal basso che può arrivare anche in parlamento!

Da questa conferenza abbiamo dunque appreso molte informazioni su un tema estremamente complesso quanto rilevante per un numero sempre crescente di persone nel mondo. Sta anche a noi, nel nostro piccolo, tenere alta l’attenzione e favorire le iniziative, anche a livello locale, che possono contribuire alla protezione dei migranti climatici.

Valentina Rossetti, Gruppo Volontari per i Rifugiati MCLI Berna


Articolo pubblicato sul mensile insieme di maggio-giugno 2023.