Liturgia LavaggioManiIniziamo con questo primo articolo una carrellata di alcuni gesti che sono parte della nostra liturgia - in particolar modo della celebrazione eucaristica - di cui, spesso, non ricordiamo o non conosciamo il significato. L’obiettivo – e l’augurio – è che aumenti in noi la consapevolezza
di ciò che facciamo e, attraverso questi spunti, possa aumentare anche la nostra formazione.

Iniziamo da un gesto di cui si parla poco, perché non riguarda i fedeli ma i sacerdoti: la lavanda delle mani durante la S. Messa.

L’offertorio è un momento importante nella nostra celebrazione. Anche nell’Antico Testamento, durante la preghiera nel Tempio, si narra di varie offerte presentate a Dio, pensiamo per esempio all’offerta di Caino (Genesi 3, 21) o ad Abramo che al posto del figlio Isacco, offrì in olocausto un montone (Genesi 22); pensiamo ai tanti sacrifici di animali (chiamati “olocausti” perché bruciati totalmente) narrati nel libro del Levitico.

L’offerta voleva essere un modo per rinnovare la comunione con Dio o per ringraziarlo per i suoi benefici. Gesù rimanda alla riconciliazione tra le persone e non solo al compiere gesti esteriori, quando dice: “Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5,20-26).

Oggi, nella nostra celebrazione eucaristica, durante l’offertorio presentiamo all’altare il pane e il vino, che per mezzo dello Spirito Santo, diventeranno il corpo e sangue di Gesù.

Che senso ha quel gesto che il sacerdote fa di lavarsi le mani dopo aver preso il pane e il vino?

Oggi – a mio parere – nessuno!

Questo gesto è legato al passato, quando la S. Messa veniva celebrata soprattutto in contesti rurali, e le persone, oltre al pane e al vino, portavano all’altare anche alcuni doni della campagna (qualche animale, qualche cesto di frutta), tutte cose oggi sostituite con la colletta per i
poveri fatta con i soldi.

Ricevendo all’altare doni in natura, il sacerdote si sporcava le mani e, dunque, prima di continuare la celebrazione eucaristica, si lavava le mani.

Cambiando il contesto sociale e sostituendo l’offerta dei doni in natura con il solo pane e vino, questo gesto perde di significato. La liturgia, allora, ha pensato di dargli un significato spirituale, così che il sacerdote mentre si lava le mani dice queste parole “lavami Signore da ogni colpa e purificami da ogni peccato”.

Queste parole, in questo particolare momento della celebrazione non hanno per me molto senso, in quanto già all’inizio della S. Messa tutti
insieme abbiamo riconosciuto il nostro peccato e abbiamo ricevuto il perdono per i piccoli peccati commessi, in modo da poterci accostare
alla santa comunione. Che senso ha, dunque, ripetere quelle parole?

Personalmente – a parte in qualche circostanza eccezionale (es. se sono raffreddato e ho dovuto soffiarmi il naso) – non compio più quel gesto, proprio perché per me non ha più senso. E comunque, per chi fosse curioso di saperlo, i sacerdoti si lavano sempre le mani prima della
celebrazione eucaristica…ma questo è per un motivo igienico, che per altro.

p. Antonio