Quando eravamo bambini ci definivano “bravi” perché osservavamo le indicazioni che ci venivano date sia dai genitori che dagli insegnanti. Addirittura, ogni tanto si sentiva qualche frase del tipo: “se non obbedisci, Gesù piange!”. Che orrore!!!
A scuola mi permettevo qualche volta di disobbedire… ma dovevo stare attento, perché c’era “il voto in condotta” e se alla fine dell’anno la media era bassa, dovevo fare i conti con i miei genitori.
La condotta… comportarsi bene. Era questo l’obiettivo di una buona educazione. Si era educati al rispetto delle norme, delle indicazioni. Si era bravi figli o bravi scolari perché si rispettavano delle leggi.
Nessuno ci spiegava il significato di quelle leggi e che erano uno strumento, non il fine.
L’obiettivo di una norma, infatti, è quella di guidarci verso la meta, non di diventare essa stessa meta.
Eppure, nel nostro contesto socio-culturale, ancora oggi il criterio di valutazione della bontà di una persona è se rispetta o meno le norme.
Quante volte mi sono trovato a dover obbedire senza capire e, peggio ancora, senza aderire!
Il cuore: è questa la parte più intima e delicata, è il custode delle emozioni ed é l’energia che porta alla verità verso se stessi e verso gli altri.
L’ipocrisia, invece, è quella scelta di campo che genera una doppia vita: quella esteriore e quella interiore. Abbiamo bisogno di nuovi maestri ed educatori, che ci insegnino a far battere il cuore, senza paura, senza temere i NO, le ribellioni, i “perché?” e tutte quelle altre manifestazione non di contrarietà, quanto di ricerca. Solo allora l’interno e l’esterno saranno unificati.
È dal cuore, dice Gesù, che nascono i pensieri e i sentimenti cattivi (così come i buoni).
Dunque, educhiamo il cuore, diamogli spazio nelle nostre lezioni di vita, nei nostri gruppi culturali e spirituali. Anche nelle nostre comunità di fede a volte c’è la paura di chi la pensa diversamente, di chi fa una critica, di chi manifesta sentimenti e pensieri alternativi. Allora tutto è appiattito, tutto è modellato sulle norme, tutto è incasellato. C’è la paura di essere se stessi, quasi come se questi cuori non allineati alla massa non siano accetti a Dio.
Vi auguro di mettervi in ascolto del cuore e di non trovare attorno a voi persone ammalate di “cardio-sclerosi”, ma persone che vi insegnano come farli battere.
Buona domenica
p. Antonio
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