In Europa è tempo di ricominciare la scuola: la casa è già piena di libri e quaderni nuovi, profuma di colori, di pagine non ancora usate, di astucci e diari appena scelti. Per molti è una bella sensazione, si fanno nuovi propositi, ci si prepara a rivedere i compagni di classe, gli insegnanti, si sente nello stesso tempo gioia e timore per il nuovo inizio e a volte ripensando all’estate ci si chiede come sarebbe una vita di sola estate e vacanze.
In Casa del Migrante Scalabrini in Guatemala passano ogni giorno decine di bambini e ragazzi che possono avere dai pochi mesi ai 18 anni: loro non sanno ancora quando potranno ricominciare ad andare a scuola e per molti di loro la scuola non è mai iniziata o si è conclusa mesi o anni fa. Quasi ogni giorno organizziamo un’ora di attività con loro ed è molto bello vedere come si illuminano i loro occhi quando chiediamo loro chi vuole partecipare e quando iniziano a chiedere se faremo sport, se insegneremo loro a leggere e a scrivere, se insegneremo loro a disegnare, e così via.
Considerando la varietà di età e provenienza, cerchiamo sempre di bilanciare una parte motoria e di ballo con una parte di ascolto, di creatività, di manualità, di uso del colore e di materiali come il pongo/la plastilina. Lo spazio che abbiamo a disposizione non profuma di libri nuovi, ma di carta riciclata, il materiale che usiamo non ha forse il colore brillante di un regalo appena scartato, ma ha l’odore ed il sapore di un oggetto donato messo in un sacco tra i vestiti usati, i bambini che partecipano non profumano di shampoo e sapone e non hanno addosso il vestitino stirato che hanno comprato per l’occasione, ma sanno di cammino, di polvere, di strada.
Eppure ogni volta, nella semplicità e nell’essenzialità lo spazio in cui ci ritroviamo si riempie di voci, di canto, di movimento, di ascolto, di emozioni vere, di testimonianze e di condivisione…
Noemy (Venezuela, 9 anni) stava disegnando la sua casa e mentre riempiva il foglio di ricordi ha sussurrato:
N: Sono felice di andare negli Stati Uniti. Ma anche triste di lasciare le mie cose.
S: Cosa vorresti fare una volta arrivata lì?
N: La prima cosa che voglio fare quando arrivo è avere una casa.
S: E perché?
N: Per essere più al sicuro. E poi voglio studiare.
S: Cosa vuoi studiare?
N: Voglio diventare pilota!
Un'altra ragazza: E io voglio fare il medico! Perché mi piace curare, soprattutto gli animali.
Non manca molto all'arrivo negli Stati Uniti! Abbiamo già attraversato molti Paesi...
Yohan (Venezuela, 4 anni) raccontava che il suo sogno era avere un cane. Così l'abbiamo costruito con la pasta da gioco per attaccarlo ad un portachiavi di cartone da appendere allo zainetto. L'ha chiamato Lili. Quando l'ha mostrato alla mamma, lei ha sorriso: era il cane che avevano in Venezuela.
Jeffry (Venezuela, 9 anni) voleva scrivere il suo nome, ma non lo sapeva fare ed ha chiesto aiuto. Un po’ imbarazzato ci ha raccontato di aver iniziato a studiare in Colombia, di essere poi tornato in Venezuela a trovare sua nonna, ma è iniziata la pandemia e non potendo tornare in Colombia si è dovuto fermare per molto tempo in Venezuela dove non facevano lezione. Diceva di saper leggere e scrivere, ma in realtà non poteva scrivere parole nuove. Alla fine dell'attività sono arrivati i genitori di questo ragazzino: si sono seduti e, mentre cercava di aiutarlo a concludere l’attività, il papà ha raccontato che durante il cammino verso gli Stati Uniti stava insegnando ai figli l'alfabeto.
Iniziare un nuovo anno scolastico non è scontato e questi bimbi con le loro storie ci fanno vedere che è un privilegio di cui forse non siamo abbastanza consapevoli. Che la loro testimonianza ci aiuti a ringraziare Dio mentre il profumo di libri e colori nuovi riempie case ed aule scolastiche in questi giorni.
Buon nuovo anno scolastico!
Elena Zamin
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