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Obiettivo: salvare non condannare

Dalla parola di Dio di questa domenica impariamo una tecnica e una metodologia di vita comunitaria molto interessante. Siccome non ci sono comunità perfette e dunque l’errore è, per così dire, sempre dietro l’angolo, dobbiamo imparare una tecnica di riconciliazione, per ripristinare il dialogo e il legame tra di noi, evitando in tutti i modi – almeno da parte nostra – di sbattere la porta e dire “basta, con te non parlo più” …o cose del genere.


Gesù insegna anzitutto a privilegiare il dialogo personale e la correzione a due. Se ciò non funziona, di chiamare dei testimoni, e se ancora non va, di convocare l’assemblea.


Capiamo subito che la prima fase è quella più difficile. Oggi tendiamo ad andare subito sui social, forma moderna di assemblea, per condannare chi ha sbagliato. Ci manca l’educazione alla dimensione personale. Non riusciamo a guardarci negli occhi, a provare anzitutto a chiarirci due a due.


Di solito si sente il bisogno di avere subito dei testimoni, ma non due come dice il Vangelo, ma tutta la comunità. Sarà per una forma di protezione davanti agli altri, per salvare la faccia? Di certo non sembra questa la strategia migliore suggerita da Gesù per salvare chi ha commesso un errore, perché lo si mette alla gogna pubblica (mediatica), sottoponendolo al giudizio della massa.


Per Dio l’obiettivo non è condannare chi sbaglia, ma dare a tutti la possibilità di salvarsi, custodendone la dignità e sapendo che per tutti c’è la possibilità di redenzione, basta volerlo.


Passano gli anni, i secoli e le stagioni…la parola di Dio resta sempre di un’attualità sconvolgente.


Speriamo di lasciarci ispirare.

Buona domenica

P. Antonio

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