Nella Laudato Papa Francesco ci esorta ad attuare una conversione ecologica contro un modello tecnocratico di gestione dei beni.
Si tratta di recuperare verso il creato quell’atteggiamento originario descritto nel libro della Genesi, secondo cui Dio affida all’uomo il mondo affinché lo custodisca, se ne prenda cura e lo faccia fruttificare.
Invece il modello tecnocratico è quello usa e abusa delle cose finché servono al raggiungimento dei propri fini. Poi, quando non servono più, si buttano, si distruggono. Il mondo diventa dunque il campo dell’abuso, il contesto della realizzazione dei propri fini e non un partner da rispettare e custodire.
La Scrittura di questa domenica ci interpella proprio su questo tema: cosa ne stiamo facendo della vigna del Signore? Le immagini sono comuni: un padrone, degli operai, una vigna, dei frutti…come si prendono cura? Come si rapportano verso il padrone e verso suo figlio?
Uscendo dalle immagini possiamo rileggere in questo racconto la storia della salvezza: Dio affida il suo popolo a delle guide che invece di promuovere la giustizia sono causa di spargimento di sangue e al posto della rettitudine ci sono grida di oppressi (1 lettura).
Che farà il padrone? Questa è la domanda che ci poniamo: qual è la reazione di Dio davanti al male che c’è nel mondo, piccolo o grande che sia, causato dalle grandi potenze mondiali o dalle nostre quotidiane incoerenze? Dio ha mandato il suo Figlio a ricordarci cosa vuol dire amare e farlo fino in fondo.
Poteva intervenire con la forza e la punizione contro i malvagi, invece sceglie il metodo più complicato: l’amore. I cuori si convertiranno davanti a questo gesto d’amore? Un cuore che si sente amato davvero prima o poi si scioglie e ama. È questa la speranza di Dio davanti alle nostre lentezze.
Sentiamoci amati davvero!
Buon domenica
P. Antonio
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