Ogni volta che recitiamo il Magnificat torna sempre quel monito: state attenti perché Dio innalza gli umili e abbassa i superbi.
Ci sono forme di superbia individuali e collettive. Le abbiamo tutti, dai singoli agli Stati. In questi giorni in Italia si è svolto il G7, l’incontro “dei grandi della terra”, come vengono definiti dalla stampa, ma noi ci chiediamo: come usano la loro grandezza questi capi? A cosa serve e come viene gestito il loro potere?
Ognuno di noi, in un modo o nell’altro, manifesta una forma di potere sugli altri. A volte basta un tono di voce più alto del solito, per indicare il bisogno di controllo o di potere. Non mancano nella nostra quotidianità, purtroppo, forme di arroganza. Pensiamo per esempio a quella verbale nelle riunioni, nei gruppi, nei partiti, nei comizi elettorali, negli stadi, nelle associazioni oppure a quella che si sperimenta per strada quando guidiamo. Potere. Forza. Supremazia. Sopravvivenza.
La parola di Dio ricorda ai cristiani (e alla Chiesa) che chi crede in Dio e vuole mettere in pratica la sua parola deve assumere l’atteggiamento del piccolo seme, che crescerà col tempo, non con la forza, e porterà frutto quando Dio lo vorrà.
In questo weekend preghiamo in particolar modo per tutti i migranti morti nel Mediterraneo. La loro morte è stata causata da dinamiche di potere e di sfruttamento. Uomini, donne e bambini costretti a fuggire in cerca di una vita migliore, perché qualcuno sta sfruttando i loro Paesi, perché qualcuno sta controllando i loro territori, perché qualcuno non vuole che questi popoli si sviluppino, che crescano socialmente, culturalmente ed economicamente.
La loro morte è causata dall’ipocrisia di quanti potevano salvarli in mare, ma appellandosi a leggi da loro imposte, non sono stati salvati. Questo perché una vita non ha lo stesso valore di un’altra. E mentre ci si indigna per alcune morti, si resta indifferenti per altre.
Ma Dio abbassa i superbi e innalza gli umili. Ne siamo certi.
Buona domenica
P. Antonio
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